Un design d’avanguardia: interni d’autore
Un capitolo interessante della storia del Grattacielo riguarda la progettazione degli interni. Curata da Gio Ponti, “in relazione e continuità con l’architettura”, si legge nel numero 71 del settembre 1960 di Edilizia Moderna dedicato alla sede della Pirelli, tale progettazione voleva fornire un’identità di stile a tutti gli ambienti e a tutte le componenti d’arredo: dalle pareti e i pavimenti, tutti rivestiti da gomma e linoleum Pirelli, alle porte, fino ad ascensori, orologi, lampade e altri apparecchi per l’illuminazione, nella convinzione “democratica” che tutti gli “abitanti” dell’edificio, dal presidente dell’azienda agli impiegati, dovessero vivere gli stessi spazi.
Il colore, al quale Ponti teneva particolarmente, come dimostra il suo articolo del 1952 per la Rivista Pirelli dal titolo “Tutto al mondo deve essere coloratissimo”, è utilizzato come “correttivo alla monotonia e alla impersonalità degli spazi” nelle porte in linoleum rosso e nei pavimenti in linoleum giallo e nero. Anche la scelta del mobilio fu curata da Gio Ponti e Alberto Rosselli: come scrivanie furono scelte quelle disegnate da Ponti nel 1955 per la ditta Rima, con struttura in metallo e piano in legno o in linoleum.
I grandi tavoli per le sale riunioni richiamavano la pianta dell’edificio a “chicco di riso”. Le sedute imbottite provenivano invece dalla Arflex, società nata nel 1950 da un’idea dell’ingegnere pirelliano Carlo Barassi per produrre mobili imbottiti in gommapiuma Pirelli. Proseguendo l’esperienza degli anni Trenta, quando diversi architetti della scuola razionalista, tra cui lo stesso Ponti, si erano cimentati con i primi esperimenti di mobili imbottiti in schiuma di lattice “gommapiuma” esposti anche alla mostra dell’arredamento alla VI Triennale di Milano nel 1936, la Arflex portò sul mercato sedie, poltrone, divani, letti, disegnati dai più grandi nomi dell’architettura e del design degli anni Cinquanta. Per le sale d’aspetto del Grattacielo furono scelte le poltrone “hall”, disegnate da Roberto Menghi nel 1958.
Il grattacielo era pronto a iniziare la sua nuova vita.
Un capitolo interessante della storia del Grattacielo riguarda la progettazione degli interni. Curata da Gio Ponti, “in relazione e continuità con l’architettura”, si legge nel numero 71 del settembre 1960 di Edilizia Moderna dedicato alla sede della Pirelli, tale progettazione voleva fornire un’identità di stile a tutti gli ambienti e a tutte le componenti d’arredo: dalle pareti e i pavimenti, tutti rivestiti da gomma e linoleum Pirelli, alle porte, fino ad ascensori, orologi, lampade e altri apparecchi per l’illuminazione, nella convinzione “democratica” che tutti gli “abitanti” dell’edificio, dal presidente dell’azienda agli impiegati, dovessero vivere gli stessi spazi.
Il colore, al quale Ponti teneva particolarmente, come dimostra il suo articolo del 1952 per la Rivista Pirelli dal titolo “Tutto al mondo deve essere coloratissimo”, è utilizzato come “correttivo alla monotonia e alla impersonalità degli spazi” nelle porte in linoleum rosso e nei pavimenti in linoleum giallo e nero. Anche la scelta del mobilio fu curata da Gio Ponti e Alberto Rosselli: come scrivanie furono scelte quelle disegnate da Ponti nel 1955 per la ditta Rima, con struttura in metallo e piano in legno o in linoleum.
I grandi tavoli per le sale riunioni richiamavano la pianta dell’edificio a “chicco di riso”. Le sedute imbottite provenivano invece dalla Arflex, società nata nel 1950 da un’idea dell’ingegnere pirelliano Carlo Barassi per produrre mobili imbottiti in gommapiuma Pirelli. Proseguendo l’esperienza degli anni Trenta, quando diversi architetti della scuola razionalista, tra cui lo stesso Ponti, si erano cimentati con i primi esperimenti di mobili imbottiti in schiuma di lattice “gommapiuma” esposti anche alla mostra dell’arredamento alla VI Triennale di Milano nel 1936, la Arflex portò sul mercato sedie, poltrone, divani, letti, disegnati dai più grandi nomi dell’architettura e del design degli anni Cinquanta. Per le sale d’aspetto del Grattacielo furono scelte le poltrone “hall”, disegnate da Roberto Menghi nel 1958.
Il grattacielo era pronto a iniziare la sua nuova vita.