A bordo della Itala: un “Pirelli Hot Lap” di cent’anni fa
Tra il 21 e il 22 giugno 2018, durante le prove del Gran Premio di Francia di F1 – sulla pista di Le Castellet si svolge una nuova sessione degli “F1 Hot Laps Pirelli”: un’iniziativa Pirelli-F1 Experiences che prevede per un ristretto ed esclusivissimo numero di ospiti la possibilità di girare in pista seduti a fianco di piloti professionisti alla guida di supercar come Mercedes AMG, Aston Martin Vanquish, McLaren 720S. Tutte naturalmente equipaggiate con pneumatici Pirelli P Zero, come a dire il più alto punto di contatto tra la pista e la strada. Indubbiamente un’occasione pressochè unica, per chi nella vita fa tutt’altro, di potersi calare nella dimensione adrenalinica di un pilota di mestiere alle prese con un mezzo meccanico potentissimo: veder scorrere sotto di sè la pista ad oltre 300 km orari, spinti da potenze superiori ai 700 cavalli è esperienza da “una volta nella vita”. Non sappiamo di preciso cosa pensò quello che forse è stato il primo, o quantomeno quello diventato più famoso, di questi tranquilli ospiti improvvisamente sbalzati nel mondo della velocità: succedeva più di cent’anni fa, lui si chiamava Luigi Barzini e nella vita faceva tutt’altro. Era giornalista del Corriere della Sera e si stava occupando di treni (di treni!) quando il direttore Luigi Albertini lo chiamò in redazione e gli prospettò un “hot lap” decisamente lungo: 17.000 chilometri sedendo di fianco al pilota-principe Scipione Borghese, a bordo di una potente vettura da 45 cavalli capace di portare le sue due tonnellate di peso ad una velocità di 70 km/h. Quell’auto era la Itala, in procinto di correre e vincere, nel 1907, il raid Pechino-Parigi. Nel libro “La metà del mondo vista da un’automobile”, diario di bordo scritto al termine del raid, Barzini ci dice che alla domanda del suo direttore “lei consentirebbe a parteciparvi?”, lui rispose semplicemente “con molto piacere”. Così il giornalista-navigatore si imbarcò per Pechino e fu vera gloria.
Come per gli “hot lappers” di oggi a Le Castellet, anche la Itala di Barzini all’epoca era considerata sicuramente una “supercar”. Prodotta dalla Itala Fabbrica Automobili di Torino di Matteo Ceirano a partire dal 1904, la sportivissima Itala aveva già vinto la Targa Florio del 1906 imponendosi come “macchina da sogno”: piaceva tanto ai piloti quanto alle grandi personalità della politica e della finanza. Quella preparata per Scipione Borghese, poi, era stata resa ancor più resistente e competitiva: i pneumatici Pirelli Ercole di misura 935×135 raggiungevano le massime dimensioni possibili per l’epoca.
Anche dopo il trionfo di Parigi, altri successi dovevano ancora arrivare per la Itala contro autovetture avversarie di rango come le Scat, le Isotta Fraschini, le Nazzaro. Poi venne la Prima Guerra Mondiale, e la Itala Fabbrica Automobili si convertì alla produzione di motori per l’aeronautica a licenza Hispano-Suiza. Fu l’inizio di un lento ma inesorabile declino: la società uscì dalle vicende belliche in grave crisi finanziaria, mentre la sua supremazia veniva pesantemente attaccata dalla Bugatti. Presso l’Archivio Storico Pirelli è conservata una fotografia la cui didascalia recita “Targa Florio. Una vettura da corsa Itala con gomme Pirelli”. La vettura porta sul cofano il numero 31. La foto – dell’agenzia francese di reportage fotografico Meurisse – è del 1922 e ritrae il pilota Wild a bordo di una Itala 51 sport 2.8: è una delle ultime apparizioni in gara della supercar torinese. Ormai sta brillando una nuova stella dell’automobilismo: l’Alfa Romeo.
Tra il 21 e il 22 giugno 2018, durante le prove del Gran Premio di Francia di F1 – sulla pista di Le Castellet si svolge una nuova sessione degli “F1 Hot Laps Pirelli”: un’iniziativa Pirelli-F1 Experiences che prevede per un ristretto ed esclusivissimo numero di ospiti la possibilità di girare in pista seduti a fianco di piloti professionisti alla guida di supercar come Mercedes AMG, Aston Martin Vanquish, McLaren 720S. Tutte naturalmente equipaggiate con pneumatici Pirelli P Zero, come a dire il più alto punto di contatto tra la pista e la strada. Indubbiamente un’occasione pressochè unica, per chi nella vita fa tutt’altro, di potersi calare nella dimensione adrenalinica di un pilota di mestiere alle prese con un mezzo meccanico potentissimo: veder scorrere sotto di sè la pista ad oltre 300 km orari, spinti da potenze superiori ai 700 cavalli è esperienza da “una volta nella vita”. Non sappiamo di preciso cosa pensò quello che forse è stato il primo, o quantomeno quello diventato più famoso, di questi tranquilli ospiti improvvisamente sbalzati nel mondo della velocità: succedeva più di cent’anni fa, lui si chiamava Luigi Barzini e nella vita faceva tutt’altro. Era giornalista del Corriere della Sera e si stava occupando di treni (di treni!) quando il direttore Luigi Albertini lo chiamò in redazione e gli prospettò un “hot lap” decisamente lungo: 17.000 chilometri sedendo di fianco al pilota-principe Scipione Borghese, a bordo di una potente vettura da 45 cavalli capace di portare le sue due tonnellate di peso ad una velocità di 70 km/h. Quell’auto era la Itala, in procinto di correre e vincere, nel 1907, il raid Pechino-Parigi. Nel libro “La metà del mondo vista da un’automobile”, diario di bordo scritto al termine del raid, Barzini ci dice che alla domanda del suo direttore “lei consentirebbe a parteciparvi?”, lui rispose semplicemente “con molto piacere”. Così il giornalista-navigatore si imbarcò per Pechino e fu vera gloria.
Come per gli “hot lappers” di oggi a Le Castellet, anche la Itala di Barzini all’epoca era considerata sicuramente una “supercar”. Prodotta dalla Itala Fabbrica Automobili di Torino di Matteo Ceirano a partire dal 1904, la sportivissima Itala aveva già vinto la Targa Florio del 1906 imponendosi come “macchina da sogno”: piaceva tanto ai piloti quanto alle grandi personalità della politica e della finanza. Quella preparata per Scipione Borghese, poi, era stata resa ancor più resistente e competitiva: i pneumatici Pirelli Ercole di misura 935×135 raggiungevano le massime dimensioni possibili per l’epoca.
Anche dopo il trionfo di Parigi, altri successi dovevano ancora arrivare per la Itala contro autovetture avversarie di rango come le Scat, le Isotta Fraschini, le Nazzaro. Poi venne la Prima Guerra Mondiale, e la Itala Fabbrica Automobili si convertì alla produzione di motori per l’aeronautica a licenza Hispano-Suiza. Fu l’inizio di un lento ma inesorabile declino: la società uscì dalle vicende belliche in grave crisi finanziaria, mentre la sua supremazia veniva pesantemente attaccata dalla Bugatti. Presso l’Archivio Storico Pirelli è conservata una fotografia la cui didascalia recita “Targa Florio. Una vettura da corsa Itala con gomme Pirelli”. La vettura porta sul cofano il numero 31. La foto – dell’agenzia francese di reportage fotografico Meurisse – è del 1922 e ritrae il pilota Wild a bordo di una Itala 51 sport 2.8: è una delle ultime apparizioni in gara della supercar torinese. Ormai sta brillando una nuova stella dell’automobilismo: l’Alfa Romeo.