Pubblicità e cinema: il Pirellone diventa un simbolo
Fin dalla posa della prima pietra, nel luglio del 1956, le impalcature che proteggevano il cantiere del Pirellone erano utilizzate come pareti su cui appendere segni e simboli di un’azienda, Pirelli, che voleva comunicare con Milano e con la sua comunità. Steso tra i tralicci, il logo con la “P lunga” assumeva un andamento ondulatorio: forse fu proprio questa circostanza a ispirare il designer Alan Fletcher quando, nel 1963, disegnò il suo celebre e flessuoso manifesto “Cinturato Pirelli. Sicurezza in curva”. Al centro delle transenne troneggiava anche un elefante, con muso e proboscide trasformati in un pneumatico per veicoli industriali: era il protagonista della campagna pubblicitaria “Atlante, il gigante che fa molta strada”, inventata da Armando Testa nel 1955, e utilizzata quindi per “accompagnare” la crescita di un altro gigante, non più di gomma ma di cemento armato. Su quelle transenne troveranno posto via via altri “racconti per immagini” del committente Pirelli: una barca in materiale plastico dell’Azienda Monza, ad esempio, e poi i pneumatici Stelvio, Rolle, Cinturato e Inverno per l’Italia che si muove. Nel 1960, quando i lavori furono ultimati, ci fu una festa a centoventi piani d’altezza: sventolava sul Grattacielo il vessillo giallorosso insieme al tricolore, una piccola folla poteva vedere Milano davvero dall’alto.
Anche dopo l’inaugurazione, il Pirellone continuava a sollecitare l’immaginazione creativa di grafici, pubblicitari, registi Così la coppia Mulas-Noorda – fotografo il primo, genio della grafica il secondo – firma nel 1959 un catalogo di impermeabili Pirelli ambientato proprio sul Grattacielo. Con una maestosa inquadratura del Pirellone terminano ad esempio le disavventure di Mammut, Babbut e Figliut nei Caroselli Pirelli del 1963-1964. Che sia per il pneumatico Cinturato o per la meravigliosa Gommapiuma, il simbolo universalmente noto del “Centro Pirelli”, funge da garanzia per il prodotto. E poi l’inconfondibile silhouette dell’edificio in tanti film: La notte di Michelangelo Antonioni, con Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Jeanne Moreau, La vita agra di Carlo Lizzani del 1964, dall’omonimo romanzo di Luciano Bianciardi. Con Ugo Tognazzi, aspirante distruttore del totem, che dal totem viene affascinato.
Cinema d’autore per immortalare sulla pellicola un simbolo di Milano e dell’Italia.
Fin dalla posa della prima pietra, nel luglio del 1956, le impalcature che proteggevano il cantiere del Pirellone erano utilizzate come pareti su cui appendere segni e simboli di un’azienda, Pirelli, che voleva comunicare con Milano e con la sua comunità. Steso tra i tralicci, il logo con la “P lunga” assumeva un andamento ondulatorio: forse fu proprio questa circostanza a ispirare il designer Alan Fletcher quando, nel 1963, disegnò il suo celebre e flessuoso manifesto “Cinturato Pirelli. Sicurezza in curva”. Al centro delle transenne troneggiava anche un elefante, con muso e proboscide trasformati in un pneumatico per veicoli industriali: era il protagonista della campagna pubblicitaria “Atlante, il gigante che fa molta strada”, inventata da Armando Testa nel 1955, e utilizzata quindi per “accompagnare” la crescita di un altro gigante, non più di gomma ma di cemento armato. Su quelle transenne troveranno posto via via altri “racconti per immagini” del committente Pirelli: una barca in materiale plastico dell’Azienda Monza, ad esempio, e poi i pneumatici Stelvio, Rolle, Cinturato e Inverno per l’Italia che si muove. Nel 1960, quando i lavori furono ultimati, ci fu una festa a centoventi piani d’altezza: sventolava sul Grattacielo il vessillo giallorosso insieme al tricolore, una piccola folla poteva vedere Milano davvero dall’alto.
Anche dopo l’inaugurazione, il Pirellone continuava a sollecitare l’immaginazione creativa di grafici, pubblicitari, registi Così la coppia Mulas-Noorda – fotografo il primo, genio della grafica il secondo – firma nel 1959 un catalogo di impermeabili Pirelli ambientato proprio sul Grattacielo. Con una maestosa inquadratura del Pirellone terminano ad esempio le disavventure di Mammut, Babbut e Figliut nei Caroselli Pirelli del 1963-1964. Che sia per il pneumatico Cinturato o per la meravigliosa Gommapiuma, il simbolo universalmente noto del “Centro Pirelli”, funge da garanzia per il prodotto. E poi l’inconfondibile silhouette dell’edificio in tanti film: La notte di Michelangelo Antonioni, con Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Jeanne Moreau, La vita agra di Carlo Lizzani del 1964, dall’omonimo romanzo di Luciano Bianciardi. Con Ugo Tognazzi, aspirante distruttore del totem, che dal totem viene affascinato.
Cinema d’autore per immortalare sulla pellicola un simbolo di Milano e dell’Italia.