Prodotto globale, ma su misura
Una nuova rivoluzione industriale. Questa volta non solo raccontata da una teoria tutta da dimostrare, ma dai fatti e dagli esempi: dalla Toyota alla Fiat passando per la Ford, dalla produzione di spilli di Adam Smith per arrivare alla Apple e all’economia sostenibile e dell’energia.
Peter Marsh, nel suo The New industrial revolution appena uscito, racconta la nuova (per alcuni la quarta) rivoluzione industriale iniziando dal racconto di 250 anni di industria e di innovazioni per arrivare ad una conclusione: le fabbriche di una volta, quelle localizzate in un luogo geografico preciso e strettamente legate alla storia di un territorio, sono irrimediabilmente destinate a scomparire. In gioco, sembra dire Marsh, c’è il futuro delle economie di Stati Uniti ed Europa, ma anche della Russia e del Giappone.
Marsh è un ottimo giornalista del Financial Times, e si vede. Prosa fluida e avvincente, un susseguirsi serrato di esempi, la storia economica di due secoli e mezzo raccontata come un romanzo, fanno di questo saggio un passaggio obbligato per chi vuole capire di più dell’oggi.
Una delle tesi di Marsh è che di fronte al prepotente emergere di economie nuove come quelle della Cina e dell’India, quelle basate sulla manifattura di stampo tradizionale hanno ormai uno spazio destinato ad essere sempre più angusto. Non si tratta del “semplice” emergere di modalità di produzione proprie di territori geograficamente lontani dai nostri, ma della nascita di modi nuovi di affrontare il mercato. Marsh ripercorre le caratteristiche delle nuove tecnologie e della produzione di “merci su misura”, esamina gli effetti della partecipazione di molti più Paesi di prima all’economia mondiale e della crescente importanza delle forme di produzione sostenibile.
Ma Marsh fa ancora di più. La nuova rivoluzione industriale viene raccontata da molteplici punti di vista e soprattutto da due: quello dei consumatori, sollecitati da offerte contemporanee e molteplici, e quello dei produttori, costretti a rispondere ad opportunità prima inaspettate per rimanere su mercati ogni giorno più grandi e complessi. Tutto con un linguaggio da “vecchio redattore”, capace di affascinare con un racconto piuttosto che usare aride tabelle.
The new industrial revolution
Consumers, globalization and the end of mass production
Peter Marsh
Yale University Press, 2012


Una nuova rivoluzione industriale. Questa volta non solo raccontata da una teoria tutta da dimostrare, ma dai fatti e dagli esempi: dalla Toyota alla Fiat passando per la Ford, dalla produzione di spilli di Adam Smith per arrivare alla Apple e all’economia sostenibile e dell’energia.
Peter Marsh, nel suo The New industrial revolution appena uscito, racconta la nuova (per alcuni la quarta) rivoluzione industriale iniziando dal racconto di 250 anni di industria e di innovazioni per arrivare ad una conclusione: le fabbriche di una volta, quelle localizzate in un luogo geografico preciso e strettamente legate alla storia di un territorio, sono irrimediabilmente destinate a scomparire. In gioco, sembra dire Marsh, c’è il futuro delle economie di Stati Uniti ed Europa, ma anche della Russia e del Giappone.
Marsh è un ottimo giornalista del Financial Times, e si vede. Prosa fluida e avvincente, un susseguirsi serrato di esempi, la storia economica di due secoli e mezzo raccontata come un romanzo, fanno di questo saggio un passaggio obbligato per chi vuole capire di più dell’oggi.
Una delle tesi di Marsh è che di fronte al prepotente emergere di economie nuove come quelle della Cina e dell’India, quelle basate sulla manifattura di stampo tradizionale hanno ormai uno spazio destinato ad essere sempre più angusto. Non si tratta del “semplice” emergere di modalità di produzione proprie di territori geograficamente lontani dai nostri, ma della nascita di modi nuovi di affrontare il mercato. Marsh ripercorre le caratteristiche delle nuove tecnologie e della produzione di “merci su misura”, esamina gli effetti della partecipazione di molti più Paesi di prima all’economia mondiale e della crescente importanza delle forme di produzione sostenibile.
Ma Marsh fa ancora di più. La nuova rivoluzione industriale viene raccontata da molteplici punti di vista e soprattutto da due: quello dei consumatori, sollecitati da offerte contemporanee e molteplici, e quello dei produttori, costretti a rispondere ad opportunità prima inaspettate per rimanere su mercati ogni giorno più grandi e complessi. Tutto con un linguaggio da “vecchio redattore”, capace di affascinare con un racconto piuttosto che usare aride tabelle.
The new industrial revolution
Consumers, globalization and the end of mass production
Peter Marsh
Yale University Press, 2012