“Cultura come il pane”, la luminosità dei libri per ragionare di sviluppo sociale e civile
“Pane e cultura” era lo slogan di uno dei sindaci più popolari di Milano, Antonio Greppi, socialista, per dare il senso strategico dell’impegno per la rinascita della città e dell’Italia, dopo i disastri della guerra e del fascismo: la rapida riapertura della Scala bombardata, la ripresa delle fabbriche, la ricostruzione di case e servizi pubblici, il nuovo corso dell’informazione libera e dell’editoria, un orizzonte d’intraprendenza e lavoro.
“La cultura come il pane”, è la frase che campeggia oggi all’ingresso della biblioteca nell’Headquarters di Pirelli in Bicocca, per ricordare l’impegno legato alla nascita del Centro Culturale Pirelli, nel 1947, proprio in quegli anni dinamici e carichi di speranze capaci di andare oltre l’orizzonte delle rovine: attività legate alla letteratura, al teatro, alla musica, alla fotografia. E così l’impresa, promuovendo cultura, si caratterizzava come attore non solo economico, ma anche civile e sociale.
Vengono in mente proprio quelle due parole, pane e cultura, e cioè lavoro e conoscenza, benessere e sapere, impresa e sviluppo, guardando la costruzione di “Library of light”, la grande installazione dell’artista britannica Es Devlin nel Cortile d’onore della Pinacoteca di Brera, con i suoi 2mila libri ospitati negli scaffali circolari luminosi proprio davanti alla statua di Maria Gaetana Agnesi, matematica e filosofa del Settecento, la prima donna autrice di un libro di matematica, la prima ad avere una cattedra universitaria della materia. La “biblioteca di luce” è una delle tre installazioni (le altre sono di Bob Wilson e di Paolo Sorrentino) che caratterizzeranno, dal 7 aprile, la Design Week e il Salone del Mobile. E anche qui impresa e cultura, creatività e produzione industriale, memoria del “saper fare” e innovazione si ritroveranno a costruire originali sintesi, nel segno di una vera e propria “cultura politecnica” che continua a ibridare saperi umanistici e conoscenze scientifiche, senso della bellezza e tecnologie d’avanguardia. Una dimensione del mondo molto italiana, di cui essere orgogliosi.
Pane e cultura di nuovo oggi, appunto. In dimensione contemporanea. Consapevolezza storica. Sguardi al futuro. Ancora una volta, nella metropoli che rappresenta queste dimensioni in modo esemplare, Milano. Milano, città di libri, racconti, pubblicazioni, parole colte, civiltà del dialogo tra tensioni ed opinioni diverse: “Il potere delle idee/ le idee del potere”, è il leitmotiv di BookCity Milano 2025. Discussioni sulle crisi geopolitiche ed etiche in corso, riflessioni sulla storia e sull’avvenire.
Allargando lo sguardo agli aspetti positivi che, nonostante tutto, segnano questi nostri tempi inquieti e inquietanti, se ne ritrovano solide connotazioni di pratiche culturali e di valori nell’Index of Economic Freedom 2025 della Heritage Foundation, che misura ogni anno la libertà economica in 184 paesi. “Un filo rosso unisce il grado di libertà economica e il benessere dei cittadini”, commenta Alessandro De Nicola (la Repubblica/ Affari & Finanza, 24 marzo), ben sapendo quanto siano forti le relazioni tra qualità della vita e del lavoro e libertà economica, libertà culturale e libertà nella ricerca scientifica.
La Heritage Foundation è un think tank del campo conservatore, apprezzato comunque trasversalmente per la serietà delle sue indagini. E in questo Freedom Index sottolinea che i Paesi con “economie libere” o “per lo più libere” hanno sia standard di vita superiori ma anche una qualità della vita nettamente migliore di quella abituale nelle economie “represse”. C’è una relazione evidente tra libertà economica, libertà politica e Stato di diritto. E dunque anche tra libertà culturali e progresso sociale e civile.
Se ne ricava una conclusione chiara: libri e libertà camminano insieme, libertà di idee e sviluppo economico hanno una strettissima correlazione. Anche così vanno, appunto, considerate l’economia della conoscenza e della bellezza e la consapevolezza dei valori dell’arte e della bellezza come asset di competitività della nostra economia. Insistendo con convinzione sui nessi tra patrimonio culturale e sviluppo sostenibile, ambientale e sociale. Tra pensiero critico e creatività. Tra coscienza civile e ricchezza culturale. Una dimensione da fare vivere, contro le tentazioni attuali del “presentismo”, dello sguardo distratto sullo scorrere di parole e immagini (sempre più spesso fake) sui social media cui si dedicano pochi secondi di attenzione. Contro il degrado delle parole e del “discorso pubblico”.
È una tesi forte, sostenuta anche dalle parole di Francesco Profumo, ex ministro dell’Istruzione ed ex presidente della Compagnia di San Paolo: “In un mondo in cui l’Intelligenza Artificiale scrive articoli, diagnostica malattie e guida automobili, il pensiero critico sarà l’unico antidoto contro un uso passivo della tecnologia. Se la scienza ci fornisce gli strumenti per conoscere il mondo, l’arte ci aiuta a immaginarne uno nuovo”. E parlare di “Steam” (l’acronimo di science, technology, engineering e mathematics, con l’aggiunta di “a” di arts) “significa riconoscere che l’innovazione nasce quando scienza e creatività si incontrano” (La Stampa, 30 marzo).
Rieccoci ai processi della conoscenza e dunque ai libri e al loro essere “pane”. Di civiltà.
Una conferma importante si ritrova proprio nella lettura della nostra Costituzione, dove queste dimensioni sono chiaramente sottolineate. “Parole vive”, dice Marta Cartabia, costituzionalista di grande rigore, Prorettrice all’Impegno Sociale e agli Affari Istituzionali all’Università Bocconi di Milano (Corriere della Sera, 24 marzo). Quali parole? “Democrazia e diritti inviolabili, dignità umana, solidarietà, eguaglianza, libertà, partecipazione, lavoro, sviluppo, salute, ambiente, future generazioni…”, enumera la Cartabia. Cui sono legate le norme della Costituzione, argine e stimolo di ogni legislazione. Una lettura dei valori della nostra società, ma anche una strategia per il futuro. Libertà enunciate, ma da mettere in pratica. Con coerenza e costanza.
Insiste infatti Marta Cartabia: “L’eguaglianza e la solidarietà, la dignità umana e la libertà e tutte le altre grandi parole della Costituzione chiedono di essere vissute, esercitate, agite, scoperte e riscoperte e soprattutto praticate quotidianamente, pena la loro inevitabile decadenza in sterile retorica”.
Anche questa strada ci riporta ai valori sociali e civili. Italiani. Ed europei. Per non dimenticare quel che connota l’Europa, nella sua dimensione storica e nella sua attualità: la capacità di tenere insieme diritti e responsabilità civile, democrazia liberale e capitalismo democratico, stimoli all’intraprendenza individuale e valori sociali e di comunità, crescita economica e benessere diffuso. Ciò che rende noi europei orgogliosi di quanto abbiamo fatto, in pace, dopo lunghe e controverse stagioni di guerre e conflitti. Ciò che ci rende odiosi agli occhi di chi ci è ostile.
Un libro, per dirlo? “Moniti all’Europa”, di Thomas Mann, saggi politici e civili scritti tra il 1922 e il 1945 (una nuova edizione è stata pubblicata da Mondadori nel 2017, con prefazione del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano”). I segni di un destino comune, dopo la tragedia nazista. L’impegno a fare valere la forza della ragione e del dialogo. Dunque, anche in queste pagine essenziali, i rapporti tra democrazia e cultura.
(foto Getty Images)


“Pane e cultura” era lo slogan di uno dei sindaci più popolari di Milano, Antonio Greppi, socialista, per dare il senso strategico dell’impegno per la rinascita della città e dell’Italia, dopo i disastri della guerra e del fascismo: la rapida riapertura della Scala bombardata, la ripresa delle fabbriche, la ricostruzione di case e servizi pubblici, il nuovo corso dell’informazione libera e dell’editoria, un orizzonte d’intraprendenza e lavoro.
“La cultura come il pane”, è la frase che campeggia oggi all’ingresso della biblioteca nell’Headquarters di Pirelli in Bicocca, per ricordare l’impegno legato alla nascita del Centro Culturale Pirelli, nel 1947, proprio in quegli anni dinamici e carichi di speranze capaci di andare oltre l’orizzonte delle rovine: attività legate alla letteratura, al teatro, alla musica, alla fotografia. E così l’impresa, promuovendo cultura, si caratterizzava come attore non solo economico, ma anche civile e sociale.
Vengono in mente proprio quelle due parole, pane e cultura, e cioè lavoro e conoscenza, benessere e sapere, impresa e sviluppo, guardando la costruzione di “Library of light”, la grande installazione dell’artista britannica Es Devlin nel Cortile d’onore della Pinacoteca di Brera, con i suoi 2mila libri ospitati negli scaffali circolari luminosi proprio davanti alla statua di Maria Gaetana Agnesi, matematica e filosofa del Settecento, la prima donna autrice di un libro di matematica, la prima ad avere una cattedra universitaria della materia. La “biblioteca di luce” è una delle tre installazioni (le altre sono di Bob Wilson e di Paolo Sorrentino) che caratterizzeranno, dal 7 aprile, la Design Week e il Salone del Mobile. E anche qui impresa e cultura, creatività e produzione industriale, memoria del “saper fare” e innovazione si ritroveranno a costruire originali sintesi, nel segno di una vera e propria “cultura politecnica” che continua a ibridare saperi umanistici e conoscenze scientifiche, senso della bellezza e tecnologie d’avanguardia. Una dimensione del mondo molto italiana, di cui essere orgogliosi.
Pane e cultura di nuovo oggi, appunto. In dimensione contemporanea. Consapevolezza storica. Sguardi al futuro. Ancora una volta, nella metropoli che rappresenta queste dimensioni in modo esemplare, Milano. Milano, città di libri, racconti, pubblicazioni, parole colte, civiltà del dialogo tra tensioni ed opinioni diverse: “Il potere delle idee/ le idee del potere”, è il leitmotiv di BookCity Milano 2025. Discussioni sulle crisi geopolitiche ed etiche in corso, riflessioni sulla storia e sull’avvenire.
Allargando lo sguardo agli aspetti positivi che, nonostante tutto, segnano questi nostri tempi inquieti e inquietanti, se ne ritrovano solide connotazioni di pratiche culturali e di valori nell’Index of Economic Freedom 2025 della Heritage Foundation, che misura ogni anno la libertà economica in 184 paesi. “Un filo rosso unisce il grado di libertà economica e il benessere dei cittadini”, commenta Alessandro De Nicola (la Repubblica/ Affari & Finanza, 24 marzo), ben sapendo quanto siano forti le relazioni tra qualità della vita e del lavoro e libertà economica, libertà culturale e libertà nella ricerca scientifica.
La Heritage Foundation è un think tank del campo conservatore, apprezzato comunque trasversalmente per la serietà delle sue indagini. E in questo Freedom Index sottolinea che i Paesi con “economie libere” o “per lo più libere” hanno sia standard di vita superiori ma anche una qualità della vita nettamente migliore di quella abituale nelle economie “represse”. C’è una relazione evidente tra libertà economica, libertà politica e Stato di diritto. E dunque anche tra libertà culturali e progresso sociale e civile.
Se ne ricava una conclusione chiara: libri e libertà camminano insieme, libertà di idee e sviluppo economico hanno una strettissima correlazione. Anche così vanno, appunto, considerate l’economia della conoscenza e della bellezza e la consapevolezza dei valori dell’arte e della bellezza come asset di competitività della nostra economia. Insistendo con convinzione sui nessi tra patrimonio culturale e sviluppo sostenibile, ambientale e sociale. Tra pensiero critico e creatività. Tra coscienza civile e ricchezza culturale. Una dimensione da fare vivere, contro le tentazioni attuali del “presentismo”, dello sguardo distratto sullo scorrere di parole e immagini (sempre più spesso fake) sui social media cui si dedicano pochi secondi di attenzione. Contro il degrado delle parole e del “discorso pubblico”.
È una tesi forte, sostenuta anche dalle parole di Francesco Profumo, ex ministro dell’Istruzione ed ex presidente della Compagnia di San Paolo: “In un mondo in cui l’Intelligenza Artificiale scrive articoli, diagnostica malattie e guida automobili, il pensiero critico sarà l’unico antidoto contro un uso passivo della tecnologia. Se la scienza ci fornisce gli strumenti per conoscere il mondo, l’arte ci aiuta a immaginarne uno nuovo”. E parlare di “Steam” (l’acronimo di science, technology, engineering e mathematics, con l’aggiunta di “a” di arts) “significa riconoscere che l’innovazione nasce quando scienza e creatività si incontrano” (La Stampa, 30 marzo).
Rieccoci ai processi della conoscenza e dunque ai libri e al loro essere “pane”. Di civiltà.
Una conferma importante si ritrova proprio nella lettura della nostra Costituzione, dove queste dimensioni sono chiaramente sottolineate. “Parole vive”, dice Marta Cartabia, costituzionalista di grande rigore, Prorettrice all’Impegno Sociale e agli Affari Istituzionali all’Università Bocconi di Milano (Corriere della Sera, 24 marzo). Quali parole? “Democrazia e diritti inviolabili, dignità umana, solidarietà, eguaglianza, libertà, partecipazione, lavoro, sviluppo, salute, ambiente, future generazioni…”, enumera la Cartabia. Cui sono legate le norme della Costituzione, argine e stimolo di ogni legislazione. Una lettura dei valori della nostra società, ma anche una strategia per il futuro. Libertà enunciate, ma da mettere in pratica. Con coerenza e costanza.
Insiste infatti Marta Cartabia: “L’eguaglianza e la solidarietà, la dignità umana e la libertà e tutte le altre grandi parole della Costituzione chiedono di essere vissute, esercitate, agite, scoperte e riscoperte e soprattutto praticate quotidianamente, pena la loro inevitabile decadenza in sterile retorica”.
Anche questa strada ci riporta ai valori sociali e civili. Italiani. Ed europei. Per non dimenticare quel che connota l’Europa, nella sua dimensione storica e nella sua attualità: la capacità di tenere insieme diritti e responsabilità civile, democrazia liberale e capitalismo democratico, stimoli all’intraprendenza individuale e valori sociali e di comunità, crescita economica e benessere diffuso. Ciò che rende noi europei orgogliosi di quanto abbiamo fatto, in pace, dopo lunghe e controverse stagioni di guerre e conflitti. Ciò che ci rende odiosi agli occhi di chi ci è ostile.
Un libro, per dirlo? “Moniti all’Europa”, di Thomas Mann, saggi politici e civili scritti tra il 1922 e il 1945 (una nuova edizione è stata pubblicata da Mondadori nel 2017, con prefazione del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano”). I segni di un destino comune, dopo la tragedia nazista. L’impegno a fare valere la forza della ragione e del dialogo. Dunque, anche in queste pagine essenziali, i rapporti tra democrazia e cultura.
(foto Getty Images)