Smart working. Quali effetti e quali vincoli?
Una tesi discussa presso il Politecnico di Torino porta un contributo all’utilità del lavoro a distanza nelle piccole imrpese
Cambio forte delle modalità di lavorare. E’ quanto accaduto in questi ultimi tempi nell’ambito di molte imprese. Anche in Italia. Effetto Covid-19, certo. Che tuttavia ha trovato buon terreno per svilupparsi; e che ha fatto scoprire nuove forme di lavoro prima trascurate. E’ il caso dello smart working. Superata la sorpresa, è necessario però interrogarsi non solo sulle corrette modalità di questa partica di lavoro, ma anche sui reali effetti nell’ambito delle singole imprese e in generale. E’ quanto ha provato a fare Claudio Camillo con il suo lavoro di tesi “Analisi degli effetti dello Smart Working sulla produttività delle PMI Italiane” discusso presso il Politecnico di Torino nell’ambito del ciclo di studi in ingegneria gestionale.
Due gli obiettivi dell’indagine subito dichiarati: “Fare chiarezza sul fenomeno dello smart working e valutare l’influenza del lavoro in smart working sulla produttività aziendale delle PMI italiane nel 2020”.
Il lavoro quindi procede dalla descrizione del fenomeno dello smart working, andandone ad analizzare le peculiarità principali, le similitudini e le differenze con le altre forme di lavoro flessibile e la sua diffusione nel periodo pre-pandemico e pandemico. Successivamente, l’analisi si concentra sullo studio della letteratura esistente soprattutto per quanto concerne la prospettiva aziendale e dei singoli lavoratori e gli aspetti mentali di quest’ultimi. Camillo, poi, cerca di evidenziare gli aspetti positivi e negativi di questa pratica così come già colti dalla ormai vasta produzione letteraria. Nella terza parte, infine, l’indagine scende sul campo ed espone i risultati del lavoro di un gruppo di ricerca composto da studenti appartenenti al Politecnico di Torino e all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Ciò he emerge dalla ricerca è sostanzialmente l’indicazione di un effetto positivo sulla produttività aziendale da parte dello smart working. Certo, occorre “andare a vedere” ogni singola realtà aziendale per capire meglio e, soprattutto, constatare la pratica lavorativa. Eppure, il lavoro di Camillo indica un percorso da sviluppare, con attenzione, e che porta tra ‘altro ad una cultura del produrre evoluta (non sempre applicabile), che cerca di conciliare esigenze d’impresa con quelle delle persone che la popolano.
Analisi degli effetti dello Smart Working sulla produttività delle PMI Italiane
Claudio Camillo
Tesi, Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale, 2021
Una tesi discussa presso il Politecnico di Torino porta un contributo all’utilità del lavoro a distanza nelle piccole imrpese
Cambio forte delle modalità di lavorare. E’ quanto accaduto in questi ultimi tempi nell’ambito di molte imprese. Anche in Italia. Effetto Covid-19, certo. Che tuttavia ha trovato buon terreno per svilupparsi; e che ha fatto scoprire nuove forme di lavoro prima trascurate. E’ il caso dello smart working. Superata la sorpresa, è necessario però interrogarsi non solo sulle corrette modalità di questa partica di lavoro, ma anche sui reali effetti nell’ambito delle singole imprese e in generale. E’ quanto ha provato a fare Claudio Camillo con il suo lavoro di tesi “Analisi degli effetti dello Smart Working sulla produttività delle PMI Italiane” discusso presso il Politecnico di Torino nell’ambito del ciclo di studi in ingegneria gestionale.
Due gli obiettivi dell’indagine subito dichiarati: “Fare chiarezza sul fenomeno dello smart working e valutare l’influenza del lavoro in smart working sulla produttività aziendale delle PMI italiane nel 2020”.
Il lavoro quindi procede dalla descrizione del fenomeno dello smart working, andandone ad analizzare le peculiarità principali, le similitudini e le differenze con le altre forme di lavoro flessibile e la sua diffusione nel periodo pre-pandemico e pandemico. Successivamente, l’analisi si concentra sullo studio della letteratura esistente soprattutto per quanto concerne la prospettiva aziendale e dei singoli lavoratori e gli aspetti mentali di quest’ultimi. Camillo, poi, cerca di evidenziare gli aspetti positivi e negativi di questa pratica così come già colti dalla ormai vasta produzione letteraria. Nella terza parte, infine, l’indagine scende sul campo ed espone i risultati del lavoro di un gruppo di ricerca composto da studenti appartenenti al Politecnico di Torino e all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Ciò he emerge dalla ricerca è sostanzialmente l’indicazione di un effetto positivo sulla produttività aziendale da parte dello smart working. Certo, occorre “andare a vedere” ogni singola realtà aziendale per capire meglio e, soprattutto, constatare la pratica lavorativa. Eppure, il lavoro di Camillo indica un percorso da sviluppare, con attenzione, e che porta tra ‘altro ad una cultura del produrre evoluta (non sempre applicabile), che cerca di conciliare esigenze d’impresa con quelle delle persone che la popolano.
Analisi degli effetti dello Smart Working sulla produttività delle PMI Italiane
Claudio Camillo
Tesi, Politecnico di Torino, Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale, 2021