L’ultima canzone del Naviglio
Milano com’era, per capire meglio Milano com’è e fare emergere i valori forti che consentiranno di costruire la Milano che sarà, dopo la crisi sanitaria e la pesante recessione economica. È la città degli ultimi anni Venti quella che fa sfondo alle vicende raccontate da Luca Crovi in “L’ultima canzone del Naviglio” ovvero l’”Inverno di sangue per il commissario De Vincenzi”, Rizzoli. Crovi, con un’originale miscela di rispetto per la tradizione e gusto d’innovazione, riporta in vita il protagonista dei romanzi d’un maestro del “giallo all’italiana”, Augusto De Angelis. E così Carlo De Vincenzi si muove tra le stanze della Questura allora in piazza San Fedele, le strade attorno alla basilica di Sant’Ambrogio, il Tombon de San Marc (là, dove le chiatte scaricavano le bobine di carta per stampare il “Corriere della Sera”) e, appunto, i Navigli, per indagare su rapine e omicidi. Sono i tempi della ligéra, la mala milanese con forti radici popolari. Della modernità accelerata, in cui le auto e l’industria prendono il porto dell’artigianato e delle biciclette. Ma anche quelli delle prepotenze d’un fascismo che ha preso campo e pretende di dominare non solo la politica, ma tutti gli aspetti della vita sociale e civile.
L'ultima canzone del Naviglio
Luca Crovi
Rizzoli, 2020