Bruno Munari, artista-filosofo per la gomma Pirelli
“È necessario che l’artista abbandoni ogni aspetto romantico e diventi uomo attivo tra gli uomini, informato sulle tecniche attuali, sui materiali, e sui metodi di lavoro…” è la sintesi, tratta dalla prefazione del libro “Arte e mestiere” edito nel 1966, del concetto di produzione artistica secondo Bruno Munari, uno dei più geniali protagonisti della grafica del XX secolo.
La sua attività in Pirelli, durante il Secondo Dopoguerra, coincide con uno dei periodi più floridi del graphic design che vede all’opera artisti del calibro di Carboni, Monguzzi, Grignani, Savignac e lo stesso Bruno Munari. Sono gli anni in cui in Pirelli la pubblicità si allinea alla ripresa economica e la circolazione di forze intellettuali si avvale della presenza di figure carismatiche come Leonardo Sinisgalli e Arrigo Castellani, che nel 1951 è a capo della Direzione Propaganda.
Munari collabora con l’azienda in due riprese: nel 1949 crea e disegna i giocattoli in gommapiuma armata, il gatto “Meo Romeo” e la scimmietta “Zizi”, grazie alla quale nel 1954 vince il Compasso d’Oro. Sulle pagine della Rivista Pirelli scrive a proposito della progettazione del giocattolo “..vorrei anche sollecitare questa produzione ma, come faccio io in quell’enorme complesso di stabilimenti grande, come un paese, dove si muovono interessi grossi, io, Bruno Munari, dal peso di quarantotto chili, non mi sento di disturbare tanto lavoro e aspetto il mio gatto, all’angolo della strada, assieme a tanti bambini che mi hanno chiesto se per Natale lo possono avere”.
Nel 1952 Munari diventa poi direttore artistico dei giocattoli “Pigomma”, eredi dalla linea “Rempel”, maturando un’esperienza importante per la progettazione e la creazione di prodotti per bambini.
Manipolazioni geometriche e accordi spaziali sono in quegli anni il pretesto per creare innovative campagne pubblicitarie come quella del 1953 per la suola “Coria”, dove allinea su un labirinto nero delle impronte di suole gialle, ideando così manifesti “senza limiti ma che una volta combinati e affissi sui muri diventano un unico manifesto grande come si vuole” .
Per l’azienda cura anche alcuni allestimenti fieristici, come quello per il padiglione delle Materie Plastiche alla Fiera di Milano del 1954, fino al 1956, anno in cui si chiude la fertile collaborazione del designer, scrittore e grafico, insomma dell’artista, Bruno Munari con Pirelli.
“È necessario che l’artista abbandoni ogni aspetto romantico e diventi uomo attivo tra gli uomini, informato sulle tecniche attuali, sui materiali, e sui metodi di lavoro…” è la sintesi, tratta dalla prefazione del libro “Arte e mestiere” edito nel 1966, del concetto di produzione artistica secondo Bruno Munari, uno dei più geniali protagonisti della grafica del XX secolo.
La sua attività in Pirelli, durante il Secondo Dopoguerra, coincide con uno dei periodi più floridi del graphic design che vede all’opera artisti del calibro di Carboni, Monguzzi, Grignani, Savignac e lo stesso Bruno Munari. Sono gli anni in cui in Pirelli la pubblicità si allinea alla ripresa economica e la circolazione di forze intellettuali si avvale della presenza di figure carismatiche come Leonardo Sinisgalli e Arrigo Castellani, che nel 1951 è a capo della Direzione Propaganda.
Munari collabora con l’azienda in due riprese: nel 1949 crea e disegna i giocattoli in gommapiuma armata, il gatto “Meo Romeo” e la scimmietta “Zizi”, grazie alla quale nel 1954 vince il Compasso d’Oro. Sulle pagine della Rivista Pirelli scrive a proposito della progettazione del giocattolo “..vorrei anche sollecitare questa produzione ma, come faccio io in quell’enorme complesso di stabilimenti grande, come un paese, dove si muovono interessi grossi, io, Bruno Munari, dal peso di quarantotto chili, non mi sento di disturbare tanto lavoro e aspetto il mio gatto, all’angolo della strada, assieme a tanti bambini che mi hanno chiesto se per Natale lo possono avere”.
Nel 1952 Munari diventa poi direttore artistico dei giocattoli “Pigomma”, eredi dalla linea “Rempel”, maturando un’esperienza importante per la progettazione e la creazione di prodotti per bambini.
Manipolazioni geometriche e accordi spaziali sono in quegli anni il pretesto per creare innovative campagne pubblicitarie come quella del 1953 per la suola “Coria”, dove allinea su un labirinto nero delle impronte di suole gialle, ideando così manifesti “senza limiti ma che una volta combinati e affissi sui muri diventano un unico manifesto grande come si vuole” .
Per l’azienda cura anche alcuni allestimenti fieristici, come quello per il padiglione delle Materie Plastiche alla Fiera di Milano del 1954, fino al 1956, anno in cui si chiude la fertile collaborazione del designer, scrittore e grafico, insomma dell’artista, Bruno Munari con Pirelli.