Starts, i progetti Ue per il dialogo tra scienza e arte: è l’ “Ulisse politecnico”
Il progetto si chiama Starts. Nasce negli uffici della Ue. Riguarda l’innovazione. E al di là del pertinente significato letterale (le partenze, gli avvii, sono un’essenziale condizione, appunto, per innovare), il suo vero fascino sta nell’essere un acronimo di parole dense di senso e valore: science, technology e arts. Ne ha parlato nei giorni scorsi Pierluigi Sacco su “Il Sole24Ore”, raccontando d’un incontro, a fine giugno, organizzato dalla Direzione Generale “Connect” della Commissione di Bruxelles, dove si sono confrontate società e istituzioni di primo piano, come Ars Electronica di Linz, il Dipartimento Stratégie Interactive di Dassault Systèmes, Trasmediale, l’Ircam, Ubiquitous Commons, Superglue, etc. Il tema: esplorare il vero potenziale nel dialogo tra arte, cultura e tecnologia, capire come creare spazi perché questo dialogo trovi espressione adeguata nelle strategie della Ue e, in particolare, nei programmi rivolti alla ricerca e all’innovazione come Horizon 2020.
Bene, che a Bruxelles se ne siano accorti. È il valore dell’”Ulisse politecnico” raccontato più volte in questo blog, della necessità, cioè, per le imprese, d’avere come prezioso capitale umano gli ingegneri-filosofi capaci di sguardo ampio e competenze tecniche profonde e, più in generale, per la società italiana, di sanare la frattura tra le “due culture” e di recuperare i valori, cari peraltro alla nostra storia, delle sintesi tra pensiero umanistico e pensiero scientifico, ricostruendo, in tempi di diffusione, di sofisticati saperi hi tech, una vera e propria “cultura politecnica” che rende Italia ed Europa più colte, più civili e, grazie a queste sintesi, più competitive.
Al lavori di Starts hanno partecipato anche scienziati americani, come Roger Malina, astrofisico di primo piano e direttore di “Leonardo Publications” del Mit di Boston: segno d’un possibile, fruttuoso dialogo tra Ue e Usa. Commenta Sacco: “L’esito dei giorni di riflessione è molto incoraggiante e prevede, come prossimo passo, l’elaborazione di modelli di cooperazione tra artisti e scienziati che possano essere testati e progressivamente affinati, in modo da creare una nuova ‘cassetta degli attrezzi’ progettuale interamente finalizzata al lavoro trans-disciplinare. Si apre così la fase di sviluppo di Starts, che porterà all’apertura di vari cantieri di progettazione e che prelude al lancio dei primi prototipi progettuali. La risposta entusiastica e convinta sia sul versante degli scienziati che su quello degli artisti, dalle arti visive al teatro, dai media digitali alla musica, lascia pensare che non dovremo attendere a lungo per vedere i primi risultati”.
Su questo piano l’Italia può dare un grande contributo. Non solo per memoria. Ma anche per attualità. Lo mostrano le relazioni tra impresa, ricerca scientifica e cultura umanistica (Eni, Pirelli, l’Olivetti di Adriano, l’Italcementi del dialogo con i grandi architetti, ma anche le esperienze di molte altre imprese pur medie e piccole). I recenti intensi confronti tra artisti contemporanei e tecnologi nei laboratori R&D di Pirelli per le attività della Fondazione Pirelli e dell’HangarBicocca, il lavoro dei due grandi Politecnici di Milano e Torino, etc.
Una strategia competitiva di ampio respiro. Rilanciata, di recente, anche da Assolombarda, che, per iniziativa del suo presidente Gianfelice Rocca, ha individuato la chiave competitiva di Milano nel suo essere una “metropoli steam”, secondo un acronimo che parla di science, technology, engineering, arts e mathematics. Sono termini analoghi a quello di Starts. Innovazione nel senso più ampio del termine, insomma. In cui le competenze italiane in arts sono un tratto distintivo fortissimo. Nuove energie per uno sviluppo di qualità.
Il progetto si chiama Starts. Nasce negli uffici della Ue. Riguarda l’innovazione. E al di là del pertinente significato letterale (le partenze, gli avvii, sono un’essenziale condizione, appunto, per innovare), il suo vero fascino sta nell’essere un acronimo di parole dense di senso e valore: science, technology e arts. Ne ha parlato nei giorni scorsi Pierluigi Sacco su “Il Sole24Ore”, raccontando d’un incontro, a fine giugno, organizzato dalla Direzione Generale “Connect” della Commissione di Bruxelles, dove si sono confrontate società e istituzioni di primo piano, come Ars Electronica di Linz, il Dipartimento Stratégie Interactive di Dassault Systèmes, Trasmediale, l’Ircam, Ubiquitous Commons, Superglue, etc. Il tema: esplorare il vero potenziale nel dialogo tra arte, cultura e tecnologia, capire come creare spazi perché questo dialogo trovi espressione adeguata nelle strategie della Ue e, in particolare, nei programmi rivolti alla ricerca e all’innovazione come Horizon 2020.
Bene, che a Bruxelles se ne siano accorti. È il valore dell’”Ulisse politecnico” raccontato più volte in questo blog, della necessità, cioè, per le imprese, d’avere come prezioso capitale umano gli ingegneri-filosofi capaci di sguardo ampio e competenze tecniche profonde e, più in generale, per la società italiana, di sanare la frattura tra le “due culture” e di recuperare i valori, cari peraltro alla nostra storia, delle sintesi tra pensiero umanistico e pensiero scientifico, ricostruendo, in tempi di diffusione, di sofisticati saperi hi tech, una vera e propria “cultura politecnica” che rende Italia ed Europa più colte, più civili e, grazie a queste sintesi, più competitive.
Al lavori di Starts hanno partecipato anche scienziati americani, come Roger Malina, astrofisico di primo piano e direttore di “Leonardo Publications” del Mit di Boston: segno d’un possibile, fruttuoso dialogo tra Ue e Usa. Commenta Sacco: “L’esito dei giorni di riflessione è molto incoraggiante e prevede, come prossimo passo, l’elaborazione di modelli di cooperazione tra artisti e scienziati che possano essere testati e progressivamente affinati, in modo da creare una nuova ‘cassetta degli attrezzi’ progettuale interamente finalizzata al lavoro trans-disciplinare. Si apre così la fase di sviluppo di Starts, che porterà all’apertura di vari cantieri di progettazione e che prelude al lancio dei primi prototipi progettuali. La risposta entusiastica e convinta sia sul versante degli scienziati che su quello degli artisti, dalle arti visive al teatro, dai media digitali alla musica, lascia pensare che non dovremo attendere a lungo per vedere i primi risultati”.
Su questo piano l’Italia può dare un grande contributo. Non solo per memoria. Ma anche per attualità. Lo mostrano le relazioni tra impresa, ricerca scientifica e cultura umanistica (Eni, Pirelli, l’Olivetti di Adriano, l’Italcementi del dialogo con i grandi architetti, ma anche le esperienze di molte altre imprese pur medie e piccole). I recenti intensi confronti tra artisti contemporanei e tecnologi nei laboratori R&D di Pirelli per le attività della Fondazione Pirelli e dell’HangarBicocca, il lavoro dei due grandi Politecnici di Milano e Torino, etc.
Una strategia competitiva di ampio respiro. Rilanciata, di recente, anche da Assolombarda, che, per iniziativa del suo presidente Gianfelice Rocca, ha individuato la chiave competitiva di Milano nel suo essere una “metropoli steam”, secondo un acronimo che parla di science, technology, engineering, arts e mathematics. Sono termini analoghi a quello di Starts. Innovazione nel senso più ampio del termine, insomma. In cui le competenze italiane in arts sono un tratto distintivo fortissimo. Nuove energie per uno sviluppo di qualità.