Cosa fa di un’impresa un’eccellenza?
Una tesi appena diffusa, analizza i dati sulle PMI d’eccezione resi noti dal Ministero e ne trae conclusioni utili per la migliore comprensione della realtà
Occorre sapere imparare dai migliori, da quelli che possono essere modelli per tutti. Vale anche per le imprese. Non si tratta di “copiare”, ma di capire i perché del successo contrapposti a quelli del fallimento. Cosa non semplice, ma certamente fattibile. E che deve essere applicata anche e soprattutto alle piccole e medie imprese.
È proprio questo che ha fatto Matteo Figura con “Le piccole e medie imprese eccellenti italiane”, tesi presentata quest’anno all’Università d Padova.
Si tratta di una ricerca rigorosamente suddivisa in tre parti che, partendo da una indagine del Ministero dello Sviluppo Economico – l’“Indagine sulle PMI eccellenti: sintesi dei principali risultati” (Roma, ottobre 2015) -, pone inizialmente l’attenzione sul tentativo di definire cos’e una PMI eccellente, cosa la distingue, il perché della sua importanza e come l’articolo del MISE deve essere interpretato. Successivamente – nella seconda parte -, Figura affronta il rapporto tra PMI e infrastrutture immateriali, focalizzando l’attenzione sull’e-commerce e il web-marketing visti come strumenti per far crescere le piccole medie imprese attraverso strade diverse da quelle inconsuete, creando reti d’intenti e ampliandone le possibilità di mercato.
Il lavoro, poi, si conclude con l’osservazione di un caso pratico di tutti gli aspetti teorici precedentemente trattati (Alchimia Natura, azienda di cosmetici naturali). Ma che cosa fa di un normale PMI un PMI d’eccellenza?
Per Figura gli elementi chiave per la crescita sui mercati e per il “raggiungimento dell’eccellenza”, sono l’innovazione, la qualità e la digitalizzazione delle procedure oltre che della comunicazione. Questione ovviamente di approccio culturale – e quindi organizzativo -, alle moderne modalità di produrne che devono essere essere rese compatibili con le più tradizionali. Ma anche apporto umano. Di interpretazione di nuove tecnologie e di strumenti avanzati di lavoro che non possono essere meccanicamente applicati a contesti diversi, ma che per ogni situazione devono trovare una particolare espressione d’uso. Scrive Figura: “Bisogna far divenire le PMI online-attive, e indirizzarle da un uso tradizionale del web, contraddistinto dalla presenza in azienda tramite il semplice sito vetrina (e in alcuni casi da una presenza “fantasma”, non curata sui social media) all’uso di siti evoluti, interattivi, e con la presenza dell’e-commerce lì dove esso possa influire positivamente”. Anche questione di cultura d’impresa bene interpretata e applicata.
Il testo di Figura conduce chi legge dall’analisi del rapporto del Ministero dello sviluppo economico ad orizzonti più ampi, e quindi più utili per dotarsi di strumenti di analisi della realtà applicabili a contesti diversi.
Le piccole e medie imprese eccellenti italiane
Matteo Figura (Tesi Corso di laurea in economia internazionale, Classe Scienze economiche, Universita’ degli studi di Padova Dipartimento di Scienze economiche e aziendali “Marco Fanno”), 2016
Una tesi appena diffusa, analizza i dati sulle PMI d’eccezione resi noti dal Ministero e ne trae conclusioni utili per la migliore comprensione della realtà
Occorre sapere imparare dai migliori, da quelli che possono essere modelli per tutti. Vale anche per le imprese. Non si tratta di “copiare”, ma di capire i perché del successo contrapposti a quelli del fallimento. Cosa non semplice, ma certamente fattibile. E che deve essere applicata anche e soprattutto alle piccole e medie imprese.
È proprio questo che ha fatto Matteo Figura con “Le piccole e medie imprese eccellenti italiane”, tesi presentata quest’anno all’Università d Padova.
Si tratta di una ricerca rigorosamente suddivisa in tre parti che, partendo da una indagine del Ministero dello Sviluppo Economico – l’“Indagine sulle PMI eccellenti: sintesi dei principali risultati” (Roma, ottobre 2015) -, pone inizialmente l’attenzione sul tentativo di definire cos’e una PMI eccellente, cosa la distingue, il perché della sua importanza e come l’articolo del MISE deve essere interpretato. Successivamente – nella seconda parte -, Figura affronta il rapporto tra PMI e infrastrutture immateriali, focalizzando l’attenzione sull’e-commerce e il web-marketing visti come strumenti per far crescere le piccole medie imprese attraverso strade diverse da quelle inconsuete, creando reti d’intenti e ampliandone le possibilità di mercato.
Il lavoro, poi, si conclude con l’osservazione di un caso pratico di tutti gli aspetti teorici precedentemente trattati (Alchimia Natura, azienda di cosmetici naturali). Ma che cosa fa di un normale PMI un PMI d’eccellenza?
Per Figura gli elementi chiave per la crescita sui mercati e per il “raggiungimento dell’eccellenza”, sono l’innovazione, la qualità e la digitalizzazione delle procedure oltre che della comunicazione. Questione ovviamente di approccio culturale – e quindi organizzativo -, alle moderne modalità di produrne che devono essere essere rese compatibili con le più tradizionali. Ma anche apporto umano. Di interpretazione di nuove tecnologie e di strumenti avanzati di lavoro che non possono essere meccanicamente applicati a contesti diversi, ma che per ogni situazione devono trovare una particolare espressione d’uso. Scrive Figura: “Bisogna far divenire le PMI online-attive, e indirizzarle da un uso tradizionale del web, contraddistinto dalla presenza in azienda tramite il semplice sito vetrina (e in alcuni casi da una presenza “fantasma”, non curata sui social media) all’uso di siti evoluti, interattivi, e con la presenza dell’e-commerce lì dove esso possa influire positivamente”. Anche questione di cultura d’impresa bene interpretata e applicata.
Il testo di Figura conduce chi legge dall’analisi del rapporto del Ministero dello sviluppo economico ad orizzonti più ampi, e quindi più utili per dotarsi di strumenti di analisi della realtà applicabili a contesti diversi.
Le piccole e medie imprese eccellenti italiane
Matteo Figura (Tesi Corso di laurea in economia internazionale, Classe Scienze economiche, Universita’ degli studi di Padova Dipartimento di Scienze economiche e aziendali “Marco Fanno”), 2016