Relazioni d’impresa
Uno studio condotto sugli imprenditori immigrati delinea l’importanza del capitale relazionale
Essere immigrati ed essere imprenditori. Non si tratta di una rarità ma, invece, di una realtà che in Italia ha ormai numerose espressioni importanti. Questione, anche in questi casi, di una cultura ad intraprendere che si trasforma in capacità di fare. Con un elemento in più: la dotazione di capitale relazionale che le persone immigrate si portano dietro. Comprendere proprio il valore del capitale relazionale è allora fondamentale per studiare l’imprenditorialità degli individui nati all’estero.
E’ attorno a questi concetti che ruota il lavoro di ricerca di Paola Paoloni (Università degli Studi “La Sapienza” Roma), Federico De Andreis (Università “Giustino Fortunato”, Benevento), Armando Papa (Università degli Studi di Teramo, Teramo) da poco pubblicato con il titolo “Capital and immigrant entrepreneurship in Italy”.
Lo studio – viene spiegato – si propone di indagare la dimensione quantitativa dell’imprenditorialità di proprietà straniera in Italia, identificare i fattori trainanti di questo fenomeno ed esaminare il valore del capitale relazionale per la creazione e lo sviluppo di imprese di proprietà di immigrati. Si tratta cioè di un’indagine a tutto campo che prima mette a fuoco i tratti salienti di quanto sta accadendo, poi gli elementi che contribuiscono a far crescere il fenomeno dell’imprenditoria immigrata e, quindi, il contributo che a questa fornisce proprio la presenza di particolari capacità di relazione.
Anzi, gli autori indicano proprio il particolare approccio umano come “asset immateriale nello sviluppo delle imprese straniere”. Il capitale relazionale, è l’idea alla base dell’indagine, permette alle start-up di superare le loro principali difficoltà: l’aspetto organizzativo e la capacità finanziaria. Pur sottoposta al vincolo della limitatezza del numero di casi analizzati, la ricerca di Paoloni, De Andreis e Papa fornisce una prima descrizione di un fenomeno sempre più importante in Italia e, soprattutto, indica la chiave per una sua migliore comprensione: quella capacità di relazioni umane che, non solo per gli immigrati, rimane alla fine come il vero elemento in grado di fare la differenza tra successo e insuccesso. Anche per le imprese.
Capital and immigrant entrepreneurship in Italy
Paola Paoloni (Università degli Studi “La Sapienza” Roma), Federico De Andreis (Università “Giustino Fortunato”, Benevento), Armando Papa (Università degli Studi di Teramo, Teramo)
International Entrepreneurship and Management Journal, aprile 2024
Uno studio condotto sugli imprenditori immigrati delinea l’importanza del capitale relazionale
Essere immigrati ed essere imprenditori. Non si tratta di una rarità ma, invece, di una realtà che in Italia ha ormai numerose espressioni importanti. Questione, anche in questi casi, di una cultura ad intraprendere che si trasforma in capacità di fare. Con un elemento in più: la dotazione di capitale relazionale che le persone immigrate si portano dietro. Comprendere proprio il valore del capitale relazionale è allora fondamentale per studiare l’imprenditorialità degli individui nati all’estero.
E’ attorno a questi concetti che ruota il lavoro di ricerca di Paola Paoloni (Università degli Studi “La Sapienza” Roma), Federico De Andreis (Università “Giustino Fortunato”, Benevento), Armando Papa (Università degli Studi di Teramo, Teramo) da poco pubblicato con il titolo “Capital and immigrant entrepreneurship in Italy”.
Lo studio – viene spiegato – si propone di indagare la dimensione quantitativa dell’imprenditorialità di proprietà straniera in Italia, identificare i fattori trainanti di questo fenomeno ed esaminare il valore del capitale relazionale per la creazione e lo sviluppo di imprese di proprietà di immigrati. Si tratta cioè di un’indagine a tutto campo che prima mette a fuoco i tratti salienti di quanto sta accadendo, poi gli elementi che contribuiscono a far crescere il fenomeno dell’imprenditoria immigrata e, quindi, il contributo che a questa fornisce proprio la presenza di particolari capacità di relazione.
Anzi, gli autori indicano proprio il particolare approccio umano come “asset immateriale nello sviluppo delle imprese straniere”. Il capitale relazionale, è l’idea alla base dell’indagine, permette alle start-up di superare le loro principali difficoltà: l’aspetto organizzativo e la capacità finanziaria. Pur sottoposta al vincolo della limitatezza del numero di casi analizzati, la ricerca di Paoloni, De Andreis e Papa fornisce una prima descrizione di un fenomeno sempre più importante in Italia e, soprattutto, indica la chiave per una sua migliore comprensione: quella capacità di relazioni umane che, non solo per gli immigrati, rimane alla fine come il vero elemento in grado di fare la differenza tra successo e insuccesso. Anche per le imprese.
Capital and immigrant entrepreneurship in Italy
Paola Paoloni (Università degli Studi “La Sapienza” Roma), Federico De Andreis (Università “Giustino Fortunato”, Benevento), Armando Papa (Università degli Studi di Teramo, Teramo)
International Entrepreneurship and Management Journal, aprile 2024