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Milano smart city e “steam” con Università Statale e Human Technopole nell’area post Expo

Un passo avanti, per Milano metropoli “smart” e “steam”, “città intelligente”e innovativa. Ma anche città attrattiva, per le grandi agenzie Ue e per gli investimenti internazionali dopo la crisi Brexit. Quale passo avanti? L’Università Statale, con le sue facoltà scientifiche, ha deciso la scorsa settimana che andrà nell’area dell’Expo, accanto a Human Technopole, il grande centro specializzato in scienze della vita e genomica, nanotecnologie e big data. E così eccola, la prospettiva di sviluppo tra innovazione, ricerca e formazione, la nuova sintesi tra “sapere” e “fare” che nella storia ha sempre caratterizzato Milano e adesso sa cogliere il senso dei tempi nuovi. È appunto il futuro della “città STEAM”, per usare l’acronimo caro ad Assolombarda (ne abbiamo già scritto altre volte, in questo blog), parlando di science, technology, environment ma anche education, arts (tutto il sofisticato complesso dei saperi umanistici e della creatività) e manifacturing: un insieme di conoscenze, competenze e funzioni di sviluppo che coinvolgono istituzioni pubbliche e private, imprese, centri di ricerca, un “capitale sociale” che s’arricchisce di “capitale scientifico” e può avere una straordinaria forza competitiva, nel contesto di un’Europa che ridisegna ruoli, poteri, funzioni.

La decisione di procedere concretamente con la nuova sede universitaria, presa il 19 luglio dal consiglio d’amministrazione della Statale e dal Senato accademico, prevede investimenti da 380 milioni (fondi pubblici universitari, ma anche un intervento della Cassa Depositi e Prestiti) per costruire un grande campus con aule, laboratori e strutture per 18 mila studenti e circa 2mila ricercatori, su un’area di 150mila metri quadri. Tutto pronto per il 2020/2021. Una forte scommessa urbanistica, progettuale, scientifica. Con la consapevolezza forte che nei nuovi panorami della competizione internazionale, le università sono una forte leva di sviluppo: giovani ben preparati, scienziati, ricercatori, creativi. Persone che dell’intelligenza e dell’intraprendenza fanno una chiave di crescita. Milano di università ne ha dieci, in gran parte d’eccellenza. Con circa 200mila studenti, 13mila dei quali stranieri (una cifra destinata rapidamente ad aumentare).

L’università Statale sarà dunque l’inquilino principale dell’area di Rho-Pero, dando così corpo a un progetto di utilizzo di grandi spazi che, dopo il successo di Expo2015, rappresentano una leva di sviluppo in termini di infrastrutture materiali e immateriali, collegamenti e trasporti, servizi, lungo l’asse strategico tra Milano e Torino, cuore del produttivissimo, innovativo Nord Ovest. Ma, insieme all’università, ci sarà Human Technopole, con tutte le sue piattaforme tecnologiche che mettono insieme diverse competenze della genomica (oncologia, malattie neurovegetative, scienza dell’alimentazione, farmaceutica d’avanguardia, ma anche gestione di tutti i mega-dati che riguardano società, medicina, ricerca). Le sedi di multinazionali con Bayer, Roche e Ibm (riecco le competenze farmaceutiche, chimiche e informatiche). I centri per start up, con forte capacità di attrazione di talenti scientifici e imprenditoriali di respiro internazionale. E i luoghi della cultura: la Scala potrebbe portare lì magazzini, laboratori di produzione, attività dell’Accademia. Un mix originale. Con buone probabilità di diventare un’eccellenza europea.

La sfida sta a cuore a molti soggetti, locali, nazionali e internazionali. Il governo Renzi, innanzitutto, che dello Human Technopole nell’area Expo è stato tra i primi sostenitori, destinando al progetto 150 milioni per la ricerca (pur tra mille polemiche negli ambienti scientifici). L’università Statale, che ha via via conquistato il consenso delle altre università milanesi. L’Assolombarda, pronta a cogliere le opportunità per la manifattura innovativa legata a formazione e ricerca e al rilancio della “filiera della salute”, industria e qualità della vita e dell’ambiente. Un qualificato gruppo di multinazionali. Ma anche la Regione Lombardia. E il Comune di Milano, con l’impegno convinto del nuovo sindaco Beppe Sala.

Sfida difficile, naturalmente. Da giocare sul piano dei tempi (tutto pronto nell’arco breve di un quinquennio), della qualità delle realizzazioni (l’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha promesso il suo impegno per vigilare sulla correttezza e la legalità degli appalti, come ha già fatto per l’Expo). Delle prospettive economiche. Ma anche sfida possibile, in una metropoli che ha robuste carte di attrattività da giocare, per investimenti produttivi e finanziari, ma anche per la collocazione di grandi agenzie Ue, dopo la crisi della Brexit.

Milano, “the place to be”, come dicevano i media internazionali durante la stagione dell’Expo. L’attrattività resta e con i nuovi programmi, di cui abbiamo detto, può continuare a crescere. Milano, insomma, capitale europea.

Un passo avanti, per Milano metropoli “smart” e “steam”, “città intelligente”e innovativa. Ma anche città attrattiva, per le grandi agenzie Ue e per gli investimenti internazionali dopo la crisi Brexit. Quale passo avanti? L’Università Statale, con le sue facoltà scientifiche, ha deciso la scorsa settimana che andrà nell’area dell’Expo, accanto a Human Technopole, il grande centro specializzato in scienze della vita e genomica, nanotecnologie e big data. E così eccola, la prospettiva di sviluppo tra innovazione, ricerca e formazione, la nuova sintesi tra “sapere” e “fare” che nella storia ha sempre caratterizzato Milano e adesso sa cogliere il senso dei tempi nuovi. È appunto il futuro della “città STEAM”, per usare l’acronimo caro ad Assolombarda (ne abbiamo già scritto altre volte, in questo blog), parlando di science, technology, environment ma anche education, arts (tutto il sofisticato complesso dei saperi umanistici e della creatività) e manifacturing: un insieme di conoscenze, competenze e funzioni di sviluppo che coinvolgono istituzioni pubbliche e private, imprese, centri di ricerca, un “capitale sociale” che s’arricchisce di “capitale scientifico” e può avere una straordinaria forza competitiva, nel contesto di un’Europa che ridisegna ruoli, poteri, funzioni.

La decisione di procedere concretamente con la nuova sede universitaria, presa il 19 luglio dal consiglio d’amministrazione della Statale e dal Senato accademico, prevede investimenti da 380 milioni (fondi pubblici universitari, ma anche un intervento della Cassa Depositi e Prestiti) per costruire un grande campus con aule, laboratori e strutture per 18 mila studenti e circa 2mila ricercatori, su un’area di 150mila metri quadri. Tutto pronto per il 2020/2021. Una forte scommessa urbanistica, progettuale, scientifica. Con la consapevolezza forte che nei nuovi panorami della competizione internazionale, le università sono una forte leva di sviluppo: giovani ben preparati, scienziati, ricercatori, creativi. Persone che dell’intelligenza e dell’intraprendenza fanno una chiave di crescita. Milano di università ne ha dieci, in gran parte d’eccellenza. Con circa 200mila studenti, 13mila dei quali stranieri (una cifra destinata rapidamente ad aumentare).

L’università Statale sarà dunque l’inquilino principale dell’area di Rho-Pero, dando così corpo a un progetto di utilizzo di grandi spazi che, dopo il successo di Expo2015, rappresentano una leva di sviluppo in termini di infrastrutture materiali e immateriali, collegamenti e trasporti, servizi, lungo l’asse strategico tra Milano e Torino, cuore del produttivissimo, innovativo Nord Ovest. Ma, insieme all’università, ci sarà Human Technopole, con tutte le sue piattaforme tecnologiche che mettono insieme diverse competenze della genomica (oncologia, malattie neurovegetative, scienza dell’alimentazione, farmaceutica d’avanguardia, ma anche gestione di tutti i mega-dati che riguardano società, medicina, ricerca). Le sedi di multinazionali con Bayer, Roche e Ibm (riecco le competenze farmaceutiche, chimiche e informatiche). I centri per start up, con forte capacità di attrazione di talenti scientifici e imprenditoriali di respiro internazionale. E i luoghi della cultura: la Scala potrebbe portare lì magazzini, laboratori di produzione, attività dell’Accademia. Un mix originale. Con buone probabilità di diventare un’eccellenza europea.

La sfida sta a cuore a molti soggetti, locali, nazionali e internazionali. Il governo Renzi, innanzitutto, che dello Human Technopole nell’area Expo è stato tra i primi sostenitori, destinando al progetto 150 milioni per la ricerca (pur tra mille polemiche negli ambienti scientifici). L’università Statale, che ha via via conquistato il consenso delle altre università milanesi. L’Assolombarda, pronta a cogliere le opportunità per la manifattura innovativa legata a formazione e ricerca e al rilancio della “filiera della salute”, industria e qualità della vita e dell’ambiente. Un qualificato gruppo di multinazionali. Ma anche la Regione Lombardia. E il Comune di Milano, con l’impegno convinto del nuovo sindaco Beppe Sala.

Sfida difficile, naturalmente. Da giocare sul piano dei tempi (tutto pronto nell’arco breve di un quinquennio), della qualità delle realizzazioni (l’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha promesso il suo impegno per vigilare sulla correttezza e la legalità degli appalti, come ha già fatto per l’Expo). Delle prospettive economiche. Ma anche sfida possibile, in una metropoli che ha robuste carte di attrattività da giocare, per investimenti produttivi e finanziari, ma anche per la collocazione di grandi agenzie Ue, dopo la crisi della Brexit.

Milano, “the place to be”, come dicevano i media internazionali durante la stagione dell’Expo. L’attrattività resta e con i nuovi programmi, di cui abbiamo detto, può continuare a crescere. Milano, insomma, capitale europea.

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